venerdì 27 aprile 2007

Ah ah

E’ stato Dioniso che ha concesso agli uomini la prerogativa degli dei: la capacità di gioire, ridere e far festa.
Ma il Dio che ci ha donato il riso è nato dalla violenza e dal travaglio. Quale che sia il mito di origine di Dioniso che preferiamo accogliere, esso contempla un corpo dilaniato e smembrato da cui il cuore è estratto a forza. La lezione che sembra potersi trarre è che il riso, l’allegria, la festa si pagano, e addirittura in anticipo.
E’ da qui che è venuta la cattiva fama che il riso ha avuto per secoli.
Ma è sempre da qui che viene la spiegazione più semplice del valore del riso. Il riso dà sollievo dalle atrocità del mondo, nasconde per pochi attimi al nostro sguardo l’orrore che potrebbe consumarci.
E’ a tal punto vero che abbiamo ormai una considerevole mole di prove a favore delle proprietà analgesiche del ridere. E persino i meccanismi biologici attraverso cui ciò accade, cominciano a chiarirsi. Potrebbe essere una vasocostrizione a ridurre il flusso del sangue alla pelle diminuendo conseguentemente la sensibilità dei recettori cutanei, o il rilassamento muscolare provocato dalle risate, o la spiccata e particolarissima attività elettrica nel cervello in concomitanza con il coinvolgimento in una risata: l’effetto è comunque analgesico.
Da anni inoltre si indaga sugli effetti terapeutici dello humor nella psicoterapia, anche
se i pareri in proposito sono violentemente discordi.
Per quanto mi concerne io mi sento di dichiarare che una buona battuta di spirito, spezzando la rigidità formale del colloquio terapeuta-paziente, non solo apre la porta ad un momento di sollievo ma, come una sorta di insight, di improvvisa illuminazione, consente lampeggianti intuizioni che possono portare alla comprensione per una via meno dolorosa.

Shakespeare lo sapeva:

Datemi un abito da buffone,
tutto ciò che voglio è una giacca multicolore,
non c’è altro abito al mondo.
Datemi dunque il mio abito da buffone,
datemi il permesso di dire ciò che penso
e io purgherò da un capo all’altro
l’impuro corpo di questo infetto mondo.

Come lo sapeva Tommaso Moro



Dammi, o Signore, il senso dell’umorismo.
Concedimi la grazia di comprendere uno scherzo,
affinché conosca nella vita un po’ di gioia e possa farne parte anche ad altri.


Meno autorevolmente aggiungo: se proprio dovete ammalarvi di depressione cercate di nascere a Roma:l'autoironia vi salverà.

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