giovedì 10 maggio 2007

un gelato al limone

Il Senatore Buttiglione ha avanzato con la consueta cortesia e proprietà di linguaggio la normalissima richiesta estiva di un gelato.
E noi? Che cosa facciamo noi? Noi lo critichiamo, lo redarguiamo, lo dileggiamo. Alcuni di noi lo insultano. La più parte lo deride. E tutti giù col solito qualunquismo sulla bella vita dei senatori, sulle spese scandalose del nostro parlamento, sui costi della politica. Basta, non se ne può più. Questo è moralismo, è antipolitica!
Non sapete che il bisogno di qualcosa di dolce segnala quello di tenerezza, di affetto, di intimità, diciamolo pure: di amore? Quell’uomo ha solo bisogno di amore! Buttiglione ha bisogno di amore e noi facciamo del banale moralismo! Vergognamoci! Come può un intero paese essere così cinico da non rispondere ad una richiesta d’amore?
Piuttosto qualcuno lo accosti, risponda al desiderio implicito nella sua richiesta.
Che cosa aspettate? Non avete letto?
E’ in attesa di riscontro.

Personalmente non c’è bisogno umano che non mi trovi disposta alla comprensione.
Il mio stesso motto lo dice: nihil humani a me alienum puto.
Purtroppo non ho più l’età per un intervento risolutivo del problema buttiglionesco.
Di conseguenza e benché a malincuore, mi vedo costretta a cedere a qualche giovane donna l’incarico delicato di placare la voglia di tenerezza del filosofo.
No, non sento storie. Poiché va fatto, si faccia.
No, questo sarcasmo non lo posso accettare! Come sarebbe a dire che qui non si tratta di “aliquid humani”? Vergogna, vergogna e ancora vergogna.
Basterebbe il suo solo sorriso ad incantare. E la sua voce? La malia sottile che sprigiona? Come potete essere così insensibili?
Come dite? Buttiglione non è solo in questo bisogno di amore? Qualcun altro si è unito a lui nella richiesta di gelato? La senatrice Albertina Soliani?
Ma allora amiche mie siamo a cavallo! Il vostro intervento non è più richiesto. Rilassatevi, tranquillizzatevi. Andate a prendervi un bel gelato da Giolitti.
Che i due si scambino l’un l’altra quella tenerezza di cui con tanto pudore si sono confessati bisognosi. Che si amino infine!

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