mercoledì 8 agosto 2007

non sono io l'autore

Il post di oggi non è mio. E' della mia amica Mariateresa.
L'ho trovato controllando la mia posta questa mattina.
Riporto sia la mail di accompagno che il racconto accompagnato.
Lo adoro. E' il ritratto della mia amica. Intelligenza, umorismo, cultura, fantasia, creatività....
Altre doti (perché ne ha molte altre) sono o molto fisiche (la pelle, il seno, il sorriso ecc. ma ho scoperto con raccapriccio di non avere una sua foto con cui mostrarvele) o molto spirituali. E non c'è foto, Tac o risonanza magnetica che potrebbe mostrarvele. Solo avendo la fortuna di conoscerla di persona si possono scoprire. Fortuna che, sia pure con un po' di preventiva gelosia, auguro a tutti voi. Grazie Mariateresa. Per il raccontino, ma soprattutto, di esistere.
Bando alle ciance. Ecco qui di fila e-mail e racconto.



Cara Marina,

stamattina ho un regalo per te. Un "Racconto cretino" scritto ieri sera con tutte le parole "Ricorrenti" del tuo blog. Tutte. Non una di meno non una di piu'. Tutte in pochissime pagine.......Spero ti faccia ridere. Baci Mariateresa




RACCONTO CRETINO
Lo so. Ma ci voglio proprio provare ... voglio proprio vedere cosa ne esce a scrivere così, tutto d'un botto, un racconto che abbia un senso. Unica regola: la fantasia che unirà le parole chiave ricorrenti (e selezionate dall'autrice) nel blog Ineziessenziali. Ce ne vuole moltissima—di fantasia—per tirare a campare, lo sappiamo tutti. Beh, non ne verrà fuori un bestseller della letteratura questo è sicuro ma forse mi divertirò un poco e anche la mia depressione si distrarrà per un attimo.
Vi sembra un gioco? Infatti lo è e allora si parte (veramente ero già partita...).
Il sig. Giles Wolf si era stufato. Si era stufato di non toccare la vita. Si era trasferito dall'Australia (dove abitava, pur non essendovi nato, da moltissimi anni, talmente tanti ma quanti? Boh, lui è temporally- e spatially- e directionally-challenged, in altre parole, lui non si sa districare nelle categorie spazio e tempo)...vabbè chiudiamola 'sta parentesi. Si era trasferito dall'Australia a Roma per “toccare la vita” come diceva lui, e sperava di riuscirci frequentando i mercatini rionali, passeggiando in quei quartieri affollati di semplice umanità di cui questa città è piena, ascoltando la musica di questa lingua a lui all'inizio sconosciuta. Ma non c'era riuscito. Non sapeva bene cosa fosse questa vita di cui tanto sentiva parlare. Non era sicuramente lavorare, vivere l'amore, soffrire per la morte di qualcuno. Non era sicuramente amare gli animali, fare politica, andare a letto con donne spiritose e spitirose (sono quelle spiritose con le spine come le rose). Non era ... non era... non era starsene in cucina da soli a mangiare un'ottima mozzarella di bufala annaffiata da un ottimo vino d'annata (come si chiamava quel vino, mannaggia, quello che aveva sorseggiato quella volta che si era recato in viaggio al Parco Naturale del Vercors?... niente ... Mr. Wolf non se lo ricorda... era un nome tipo.. tipo... Orkeny... ma che stai dicendo, quello è Istvàn Örkény, quel buffo autore di racconti microscopici, vabbè, chissenefrega) [chiedo il nome di un vino al Bip, lui se ne intende di vini, gli dico: un vino che comincia con la O... e lui sputa: Ornellaia... ma io dico: Ornellaia non somiglia a Orkeny, come faccio adesso a far credere che a Giles (diamogli del tu a 'sto povero Mr. Wolf) venga in mente il nome Orkeny anziché Ornellaia? Uomini, non puoi mai far conto su di loro] rinuncio al nome del vino.
Insomma, Giles desiderava “vivere la vita” in modo pieno e profondo ma per quanto ci provasse tutto gli scivolava e niente riusciva a penetrarlo. Decise, allora, di parlare col Comandante; lo chiamavano così quello strano tipo che aveva conosciuto dai Dickinson una sera d'agosto che faceva un caldo ma un caldo e Roma era un forno. C'era andato perché i Dickinson—ai quali non piacevano le vacanze perché le vacanze sono per chi lavora e i Dickinson non lavorano ma vivono di rendita (oddio, veramente lei, Susan, era un soprano e, a volte, aveva pure tenuto dei concerti ma insomma non amava cantare ai concerti)—l'avevano invitato con tanta insistenza: “Vedrà, si divertirà, da noi ci si diverte sempre”. E allora era andato. Si era infilato il camicione bianco di cotone acquistato in Iran in uno dei suoi viaggi (viaggiava molto Giles, sempre per rincorrere la vita) ed era andato. Non senza prima prendere il libro che voleva portare con sé (aveva pensato che, se si fosse veramente rotto le palle, se ne sarebbe andato con una scusa e si sarebbe recato in qualche locale di Trastevere o di San Lorenzo, si sarebbe seduto ad un tavolino, avrebbe ordinato qualcosa da bere e si sarebbe messo a leggere finché non si fosse fatta l'ora di tornare a casa). Il nostro eroe (sì, perché chi cerca di dare un senso alla propria e altrui vita è davvero un eroe) stava leggendo Geolithology and provenance of materials of some historical buildings and monuments in the centre of Florence (Italy) di P. Malesani, E. Pecchioni, E. Cantisani e F. Fratini ed era arrivato alla descrizione di alcuni edifici di Firenze: “... The Palazzo Guidacci (13th–19th century), nowadays the location of the Banco Ambrosiano Veneto and private
homes, has common plaster and Pietraforte, with elements in artificial Pietra Serena and artificial Pietraforte...” Gli piaceva leggere di cose concrete più che di filosofia, religione, poesia, o psicologia. Era solo una questione di gusti. Vuoi mettere la solidità della pietra serena con l'aleatorietà delle questioni poetiche?
Insomma, fu lì dai Dickinson che conobbe il Comandante, alto, secco, di poche parole e poche espressioni facciali. Cinquant'anni più o meno. Il Comandante si chiamava Gianni Serianni—cor Serianni nun so' mesi ma so' anni—si diceva così nell'ambiente di sinistra da lui frequentato e che lo frequentava. Era un avvocato la cui fama, appunto, era quella di “nun so' mesi ma so' anni”. Ma continuavano a chiamarlo, ad affidare a lui le proprie sorti di imputati. Perché il Comandante sapeva sempre cosa dire, sapeva sempre qual era la cosa più appropriata, sapeva sempre cosa c'era da fare. Lo si intuiva al solo vederlo, così imponente.
Allora, Giles decise di andare a trovare il Serianni a casa sua (non c'era bisogno d'avvertirlo, lui era sempre in casa). Anche questa volta si portò il solito libro. Non si sa mai, pensò. Alla domanda di Giles su come toccare la vita, il Comandante non seppe rispondere, disse solo: “Stai giocando a tennis?” A tennis? No, cosa c'entra? Io odio il tennis e poi non saprei con chi giocare e dove giocare. Che idea... e questo sarebbe il saggio, quello che sa sempre cosa dire eccetera eccetera? Meglio che me ne torni al mio libro, meglio scrivere a Donna Clara di Donna Moderna, meglio darsi alla politica? No. Quello mai. Occhei, allora trovo una scusa: “Scusa, Gianni, ho una forte emicrania” e viaaaaa verso nuove avventure.
Baretto non meglio identificato a San Lorenzo (venendo dall'abitazione di Gianni, è più di strada per tornare a casa), Weißbier e libro: “... The Palazzo Guidacci (13th–19th century), nowadays the location of the Banco Ambrosiano Veneto and private homes, has common plaster and Pietraforte, with elements in artificial Pietra Serena and artificial Pietraforte. The building Canto dei Giugni, now used for dwellings and restaurants, consists of common plaster in the upper part of the...” sì, prego, prenda pure la sedia, non è occupata “...façade and Pietraforte in the lower part, with ornamental elements in Pietra Serena and Pietra Bigia. Palazzo Uguccioni (16th century), attributed to Mariotto di Zanobi Folfi, was built entirely in Pietraforte with Pietra Serena and common plaster...” Come? Assomiglio a Totti? No, mi spiace, non sono Totti ... né sono suo parente. But... this Totti, I think I heard this name, chi è?
La conversazione scorse leggera, si parlò di Totti et alii (cioè, altri giocatori che Giles non conosceva), di webcam, di gatti, di scuola, di Jacques Brel... e più parlava e più stava bene, più stava bene più parlava, uno scilinguagnolo... Il suo interlocutore (Orazio di nome e Campana di cognome, Orazio Campana) era un agente di viaggio ma, come William Hurt di Turista per caso non aveva mai veramente viaggiato, contentandosi di leggere storie varie di paesi lontani. Dopo un lunghissimo tempo si alzarono all'unisono, pronti a continuare a chiaccherare fino alla fine del mondo. Le strade erano deserte, la fine del mondo non doveva essere lontana. Ma Giles doveva fare pipì, non aveva pensato ad usufruire del bagno del barettononmeglioidentificato e ora... va bene, torniamo sulla terra, scambiamoci i numeri di telefono, ti va? Nooooo, che faccia hai fatto, Orazio, no, non sono gay, tranquillo. Acc... il libro, l'ho dimenticato sulla sedia del barettoeccetera, della serie “bookcrossing forzato”, ammesso e non concesso, of course, che qualcuno si voglia cibare il volume Geolithology and provenance of materials of some historical buildings and monuments in the centre of Florence (Italy) di P. Malesani, E. Pecchioni, E. Cantisani e F. Fratini. Allora, 'sto telefono? Ecco il mio... 347...
Giles torna a casa. Era la sera del giorno che aveva chiesto della vita al Comandante, la sera della sera che aveva conosciuto Orazio Campana, la sera della sera che aveva parlato di Gramsci con tanta leggerezza con uno sconosciuto. Occhei, pipì, bicchiere d'acqua, nanna.
È un altro giorno che comincia. Giles ha voglia di cioccolata, di cioccolata, di filastrocche e di scilinguagnolo. Tre vizi contemporaneamente. Forse forse forse... ma no, questo non è “toccare la vita”. È che la cioccolata è buonissima, le filastrocche fanno bene al cuore, lo scilinguagnolo fa bene a tutto il resto. Squilla il telefono. Ciao, sono Orazio, che fai 'sto pomeriggio? Ti va di giocare a tennis con me? Ho prenotato il campo ma la mia ragazza non si sente bene... vieni?
Bella coincidenza! Il tennis. C'è un certo umorismo in questa situazione. Giles odia il tennis. Sì, ha imparato a giocarlo ma non gli piace. Però si sente stuzzicato. E vada per il tennis, purché si continui a parlare, parlare, parlare di tutto e di niente, di Camus e di Afghanistan, degli animali in versi del Marcoaldi e di pizza al pomodoro, di Yourcenar e di arredamento. Orazio, Giles non ha mai conosciuto nessuno come te.
Si prepara al volo... nessun libro stavolta: scarpe da tennis, calzettoni, calzoncini bianchi, maglietta (dove la trovo tutta 'sta roba nell'armadio?); alla meno peggio siam pronti al match (speriamo porti una racchetta per me, magari quella della sua ragazza).
“Come si chiama la tua ragazza?” ping pong ping “Francesca, e la tua?” pong ping pong “Al momento sono single... come mai Francesca sta male?” ping “Veramente, non è che sta proprio male, è incinta e l'idea della maternità, a volte la fa uscire fuori di testa. Ha detto che oggi, (ping) piuttosto che vedermi e vedere la mia faccia da schiaffi (pong) preferiva sbracarsi sul divano in compagnia di Seneca.” “Però, che caratterino!”
Inizia lo scilinguagnolo. Orazio riporta una notizia sentita alla radio prima di uscire da casa: “Researchers have found they can use drugs to wipe away single, specific memories while leaving other memories intact. By injecting an amnesia drug at the right time, when a subject was recalling a particular thought, neuro-scientists discovered they could disrupt the way the memory is stored and even make it disappear.” Così, in inglese, perché Orazio ha una testa...ma una testa... Beh, non ci si crede, ma dove arriveremo, dico io... una medicina che ti cancella i brutti ricordi.
Vediamo, quale brutto ricordo cancellerebbe Mr. Wolf, se potesse? Beh, c'è quella volta, quella notte al Park Hotel Imperatore Adriano di Guidonia, era solo, manco si ricorda che ci stava facendo in quell'hotel a due passi da Roma, ah, sì, aveva bevuto troppo ad una cena ed aveva ritenuto più prudente non guidare. Nel bel mezzo della notte... un rigurgito, si stava strozzando mentre dormiva per un rigurgito notturno, acidi gastrici su per la gola, vomito tosse sputi occhi di fuori. Che orrore!
Oppure quell'altra volta, alla Jervis Public Library che si trova al numero 613 di North Washington Street, anche stavolta Rome ma Rome nello stato di New York. In quel caso non era solo, ero con Sylvie Cohen, la nipote “americana” di Moravia (sì, sì, quel Moravia). Lo avevano accusato ingiustamente di aver trafugato un libro (Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa). Effettivamente, lui era entrato per consultare qualcosa in quel volume, qualcosa per vincere (o perdere) una scommessa con Sylvie; effettivamente il volume risultava poi non rintracciabile ma lui non c'entrava proprio per niente. Una figura di merda, interrogatori, domande, supposizioni, un vero incubo.
Ma forse voi sperate che ci sia un finale in questa storia? Una risposta alla domanda di Giles sul come toccare la vita? No, mi dispiace, non c'è ... dato che non avete pagato il biglietto.

Mariateresa e Marina (lei ci ha messo 66 parole, io 1893)

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Post Scriptum o Post "post": Il paradosso è che Mariateresa è convinta di non saper scrivere. In suo onore inuaugurerò una nuova rubrichetta dal titolo "paradossi".

2 commenti:

  1. E' spesso così: chi crede di saper scrivere...sovente è proprio da lasciar perdere.
    Il bello del Web è scoprire chi SA scrivere.

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  2. MT sei una grande! già lo sapevo, ma ignoravo che scrivessi così bene. E mi hai fatto scompisciare dal ridere!
    Bibi

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