domenica 9 dicembre 2007

i figli del vento cantano

Per i Rom la scrittura è un codice tipico di noi gagè, e l'oralità è la forma in cui la tradizione romanì tramanda lingua e cultura. Ma i Rom che vivono in Europa sono ormai immersi, da secoli, in un ambiente fortemente letterato e scolarizzato, che utilizza la scrittura in maniera intensiva. Questo comporta che benché tale codice sia concepito come sostanzialmente estraneo alla loro cultura, i Rom sentano l'inevitabile esigenza di accostarvisi.

La letteratura romanì si sviluppa nel corso del XX secolo, in Italia nella seconda metà, probabilmente a seguito della crescente sedentarizzazione, conseguenza del boom economico degli anni sessanta. In quegli anni infatti alcuni gruppi (i Sinti al nord e i Rom abruzzesi al centro-sud), si integrano nella nostra società. Nasce contemporaneamente la coscienza di appartenere ad una nazione, che spinge i Rom ad organizzarsi, a fondare le loro associazioni culturali ed artistiche, a tentare di rendersi visibili, in una società sempre più mediatizzata, ricorrendo alla scrittura.



Il pioniere di questo tentativo di ribadire la propria esistenza culturale è Santino Spinelli, in arte Alexian, rom abruzzese nato nel 1964. Spinelli, musicista e cantautore, si laurea in lingue a Bologna e si dedica allo studio del patrimonio culturale del suo popolo. Pubblica diverse raccolte poetiche, e, attraverso l'organizzazione di un Premio Artistico Internazionale "Amico Rom", contribuisce alla raccolta di antologie poetiche che sono sia strumento prezioso per noi gagè per la conoscenza della letteratura rom, che primi materiali stampati di riferimento per le comunità rom stesse.
Dal 2002 insegna Letteratura e cultura romanì presso l'Università di Trieste.

La poesia è il genere letterario più diffuso della produzione romanì. Questo dipende dalla grande affinità di questo mezzo espressivo con la musica, da sempre parte integrante dell'esistenza dei Rom. Tuttora numerose composizioni poetiche nascono come testi di canzoni.

I temi di questa poesia sono la romanipè, "ziganità", cioè il sentirsi zingari nel profondo e con fierezza, il valore del ricordo e della memoria collettività e la libertà, esigenza irrinunciabile.
La natura è molto presente in questa poesia, in cui il senso di comunione con i suoi elementi primordiali, si esprime attraverso il ricorso ad immagini fortemente simboliche: il fuoco, la terra, il vento, l'acqua.
Il fuoco è la famiglia e la comunità, attorno al fuoco si riuniscono gli affetti, si consolidano i rapporti, si fanno veglie, canti, balli.
La terra è la stasi finale, l'approdo alla morte e alla sepoltura.
Il vento è l'elemento più tipico -"figli del vento" per antonomasia sono i Rom. Il vento è simbolo della libertà ma anche della incomunicabilità con le culture altre e della solitudine rom.
L'acqua infine, appare come simbolo dell'inconscio personale ma soprattutto collettivo, elemento del rinnovamento continuo, del cambiamento, della purificazione.

Queste poche note le ho apprese dal volume Versi dal silenzio a cura di Maurizio Pagani e Giorgio Bezzecchi Edizoni Progetto cultura. Si tratta di una piccola antologia con 37 liriche composte nella seconda metà del XX secolo.
Ventidue autori, alcuni italiani altri stranieri.

Ne riporto alcune.


Nicolàs Jimènez Gonzàles
proviene da Madrid

SUL VENTO DELLA NOTTE
Il vento mi invita a riflettere
a guardare la mia anima
qui trovo tutto ciò che cerco:
il lavoro della terra,
le antiche parole dei vecchi,
Boomer, il mio cagnolino,
la casa di mio padre,
i miei amati libri.
Finalmente il mio mondo pieno
dei miei giorni
pregno dei miei desideri.


Saimir Mile
Rom Albanese, giurista

LA MIA CHITARRA
Cosa farà la mia chitarra
ora che il sole si sta nascondendo dietro la montagna?
Una canzone farà uscire
e il mio cuore diventerà estate.

Quando la notte si abbasserà sopra il fiume
la chitarra non suonerà più
con me dormirà sulle stelle
nascostamente cercherà tra i miei sogni.

Quel sogno che non ho raccontato per la vergogna
la gente lo conoscerò domani
lo so, non posso nasconderlo più
domani la chitarra suonerà di nuovo.


Bruno Morelli
Rom Abruzzese nativo di Avezzano

IL VENTO
Il vento grida forte
è freddo
il sole è morto
non si vede nessuno in giro.
Sono povero come un pidocchio
non ho niente da dare agli altri.
In questo mondo
io sono un albero
e il vento canta
dentro di me.

MIO PADRE
Profumo di cavallo.
Alto, magro, affamato.
Dentro i tuoi occhi
il sorriso, bello.
Tu hai voluto
questo tuo figlio.
Vedo dentro
la crosta della tua pelle
un Rom, un uomo
il nonno, i nostri morti.

Rasim Sejdic
Rom Bosniaco
nella sua opera è presente il ricordo del baro poraimos grande sterminio, l'olocausto della seconda guerra mondiale, quando 500.000 Rom morirono nei campi di sterminio nazisti.

HANNO CALPESTATO IL VIOLINO ZINGARO
Hanno calpestato il violino zingaro
cenere zingara è rimasta
fuoco e fumo
salgono al cielo.

Hanno portato via gli Zingari
i bambini divisi dalle madri
le donne dagli uomini
hanno portato via gli Zingari.

Jasenovac è piena di Zingari
legtai ai pilastri di cemento
pesanti catene ai piedi e alle mani
nel fango in ginocchio.

Sono rimaste a Jasenovac
le loro ossa
denuncia di disumanità
altre albe schiariscono il cielo
e il sole continua a scaldare gli Zingari.

LA VERITA ZINGARA
Dov'è la verità zingara?
Da quando mi ricordo
giro con la tenda il mondo
cerco amore e affetto
giustizia e fortuna.

Sono invecchiato sulla strada
non ho trovato il vero amore.
Non ho sentito la parola giusta
La verità zingara dov'è?


Ramadan Seiful
provenienza macedone

COME UN UCCELLO
Nazùce, tu fuggi
Dal tuo quartiere
Con i tuoi amici
Così graziosamente
Danzi ai matrimoni
Canti come un uccello
Vestita come una regina
Vicino all'albero del cortile per me.

1 commento:

  1. In tema con questo argomento e quello sul razzismo forse ti interesserà se già non l'hai letta un'intervista che feci a Dijana Pavlovic attirice serba e mediatrice culturale per i Rom a Miilano.

    Credo che la troveresti interessante

    PS: non ti chiedo mai di venire da me ma ho fatto lo "scoob" del secolo. Ho in anteprimail testo rinnovato della nostra Costituzione fatto da lor signori, i Politici. Solo undici articoli... molto snella.....

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