venerdì 9 luglio 2010

non so:dunque non sono.

Dal numero di giugno della lettera mensile di Ettore Masina.

1. Non so: dunque non sono

Anche al di là dei limiti posti alla magistratura e ai mass-media dalla legge-bavaglio approvata al Senato per diktat di Berlusconi, e ora avviata alla Camera, l’aggressione alla libertà di informazione minaccia l’essenza stessa della democrazia e delle libertà personali.

“Sono informato e dunque sono” : è la storia a suggerirci questa constatazione. Ancor più evidente è la versione negativa. E cioè: “Non sono informato e dunque non sono, non esisto”. Penso ai milioni e milioni di persone che nel secolo scorso andarono a morire nel nome di ideali che in realtà erano traditi da chi li mandava al massacro: essi, i poveri soldati o i costruttori di opere faraoniche senza senso, o i lavoratori convinti che i padroni avessero sempre ragione e che dunque bisognava accettare salari di fame o che per andare in paradiso bisognava rassegnarsi alla miseria, tutti costoro furono vittime di mancanza di informazioni sulla realtà. La loro icona più celebre e più dolorosa è quella dei tre o quattro soldati giapponesi, che continuarono a vivere per trent’anni nelle giungle di qualche isola dell’Estremo Oriente, in una spaventosa solitudine e regrediti allo stato di uomini dell’età della pietra, perché mancavano di due informazioni essenziali; che il loro imperatore non era un dio invincibile e che la guerra era terminata.

Non sono soltanto realtà lontane negli anni e nei secoli. Milioni di esseri umani muoiono oggi perché le grandi imprese farmaceutiche negano informazioni sui farmaci che potrebbero salvarli. Milioni di esseri umani non sono in grado di sviluppare i loro talenti perché l’analfabetismo li priva delle necessarie informazioni sugli strumenti per svilupparli: a ragione Saint-Exupéry parlava di “piccoli Mozart assassinati” : un immenso giacimento culturale ed etico ridotto a cimitero.

Senza informazioni o con informazioni ridotte o con informazioni falsate non esistono vere democrazie. Non è possibile, infatti, valutare idee programmi persone, dunque non è possibile scegliere, non è possibile verificare i risultati delle proprie scelte. La mancanza di informazioni copre potere occulti, criminalità, massonerie, superstizioni. Chi manca di informazioni si aggira in un labirinto costellato di trappole, in cui la luce del sole non penetra mai.

Chi ci nega informazioni sta dicendoci: tu non sei degno di sapere, sei incapace di comprendere, sei un immaturo, sei una persona di serie B ( o C o peggio); hai bisogno che ti dica io cosa devi sapere e dunque cosa devi pensare. Ogni censura è un coltello alla gola della nostra libertà. Chi ci nega informazioni è un nemico, uno che cerca di diventare nostro padrone – o di rinsaldare il suo potere.

Non possiamo sperare di ricevere informazioni veritiere per sovrana concessione. Anche le notizie che ci vengono date o che abbiamo appreso non sono verità assolute. Abbiamo bisogno di verificare le fonti delle informazioni raccolte, di pesare le notizie confrontandole fra loro. Dobbiamo ricordarci che le voci di chi “non conta”, di chi è povero, di chi ha fame e sete di giustizia sono spesso esili o imbavagliate. Cercare informazioni è un lavoro difficile ma significa cercare la verità, che è la missione del giornalista ma anche di ogni uomo.

Mentre rifletto su queste elementari verità, leggo un drammatico rapporto sulle vendite calanti dei quotidiani italiani: in un anno -9 per 100. Mi figuro la gioia di Berlusconi nell’apprendere questa notizia: non ci ha appena proposto di scioperare contro i giornali, rei a suo dire (anche quelli di sua proprietà!) di remargli contro?

Il problema della mancanza di informazione e dunque della gracilità della nostra democrazia è dunque allarmante, a prescindere dell’offensiva berlusconiana, Siamo da sempre il fanalino di coda del mondo democratico quanto a spese per le nostre letture. La crisi economica ha aggravato ulteriormente il fenomeno. Se bisogna tagliare il bilancio famigliare eliminando le spese “meno necessarie”, è quasi automatico per moltissimi, cominciare dall’acquisto di giornali e di libri: “tanto c’è la televisione”. Ridursi al piccolo schermo, non sembra, a troppi, una privazione dolorosissima: non ti passano forse, Rai e Mediaset, notizie e intrattenimento? L’altro giorno, per l’appunto al video, il governatore del Veneto, Luca Brillantina Zaia, ci spiegava che 13 milioni di famiglie italiane sono al livello di povertà; si può pensare che questi nuclei possano permettersi 25 o 26 euro di spesa al mese? Dunque, soltanto 3 milioni circa di quotidiani venduti ogni mattina per 47 milioni di cittadini con diritto di voto. Un’ enorme riserva di caccia per il Cavaliere e i suoi bardi: il giulivo Capezzone, l’onesto Minzolini, il roseo Bondi, il carezzevole Bonaiuti, l’imparzialissimo Vespa, il moderato Emilio Fede (si cerca di ridere per non piangere)…

E non va dimenticato che le statistiche più serie ci avvertono che gli italiani analfabeti (primari o “di ritorno”, per lo più anziani e meridionali, ma non solo) sono almeno 2 milioni e mezzo. Anche in questo caso l’ importanza della scuola incrocia tutti i problemi del nostro paese. Ma la mia sensazione è che insegnanti e giovani siano ancora lasciati troppo soli, a reggere le cretinerie della Gelmini, i tagli iconoclasti di Tremonti e l’incultura casermizia di Silvio Berlusconi.

5 commenti:

  1. permettimi di proporti questa osservazione. In linea di massima concordo con quello che dici, mi pongo però questo quesito: possiamo considerare l'informazione televisiva di seconda qualità rispetto a quella giornalistica? Per esempio: siamo sicuri che l'informazione che fa "Libero" sia di qualità superiore a quella, per citare a caso, che fa "Report"? Quello che voglio dire è che , paradossalmente, non potendo ormai controllare "l'informazione" perché il web ha spiazzato tutti rendendo accessibile ogni fonte, il processo semmai è quello di fornire così tanta informazione da "stordire" gli utenti renderli incapaci di "decidere" per un eccesso di notizie. Che, se ci pensi, è l'altra medaglia del non dare alcuna informazione. Io lavoro nel settore della finanza e ti assicuro che molto spesso gli investitori sono altrettanto disorientati dalla mole di informazione sulla tipologia di strumenti finanziari di quando poco o nulla si sapeva su ciò che si andava sottoscrivendo. Tutto questo per dire che il punto forse è nella qualità dell'informazione e nell'etica di chi la fornisce. Per farti un esempio: se in televisione ci fosse anche solo Enzo Biagi a fare informazione credo sarebbe più che sufficiente per formarmi un'opinione.

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  2. @unodicinque
    penso che tu abbia ragione: un eccesso di informazione genera confusione e quasi sordità in molti campi. Ma quale può essere la risposta giusta in una democrazia? certo non diminuire l'informazione perchè si porrebbe il problema della scelta. Chi dovrebbe scegliere tra Vespa e Biagi? A me Biagi basterebbe ma sarebbe democratico far passare la mia scelta? Credo che l'informazione giornalistica o televisiva debba essere molta e varia e che il discorso vada spostato sulla Formazione del lettore. Essenzialmente (scusami se sono sbrigativa) l'educazione allo spirito critico, compito fondamentale della scuola secondo me.
    La scuola in via di essere rapidamente affossata dalla Gelmini
    marina

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  3. si, Marina, il punto dolente è proprio la formazione ; perché nella scuola , ad esempio si formano anche i futuri giornalisti, dunque se l'etica non viene trasmessa fin negli anni nei quali si forma la coscienza civile avremo tanti giornalisti e tanta informazione , ma anche tanti Vespa e Minzolini. Non è un caso che è nella scuola che si combatte la vera battaglia per il modello di cittadino che avremo in futuro ed il modello proposto da questa destra è quello di un cittadino molto specializzato nella tecnica e poco avvezzo al pensiero.

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  4. è proprio così unodicinque: la vera battaglia è proprio nella scuola; e in quella pubblica che è sabotata coscientemente perché vi circola ancora troppa indipendenza di giudizio e troppa ricchezza di mentalità

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  5. D'accordo con te Marina. Volevo aggiungera al tema dell' informazione anche quello del controllo, ruolo fondamentale del giornalismo.
    Una democrazia in cui i cittadini siano privati della possibilità di verifica sull'operato della dirigenza non è più una democrazia anche se... -Mi consenta, IO sono stato eletto dal popolo-.
    Purtroppo la tua analisi sulla riduzione del numero di giornali venduti mi riguarda direttamente,
    In casa abbiamo rinunciato all'abbonamento che avevamo ad un quotidiano: la ditta in cui lavoravo, all'inizio dell'anno ha chiuso, e così...

    La scuola: mi indigna oltre misura il fatto che vengano dati contributi alle scuole private (affossando nel frattempo quelle pubbliche) in nome della libertà di scelta per il cittadino, quando la costituzine tutela questa libertà ma specificando chiaramente "senza oneri per lo stato"
    Qui la bella puntata di report sulla scuola del 19 04 09

    http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-68f9e641-2a53-40a0-8053-e7c92dc3ace5.html?p=0

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