sabato 29 giugno 2013

Quiete

Sotto l'onda del vento
il canto del carpino azzurra l'aria
la screzia di luce e di ombra
di ombra e di luce.
m.p.

lunedì 24 giugno 2013

martedì di agosto


Un martedì che passa
un treno che vola tra scintille in una notte imbuiata 
col solo preannuncio di un breve crepuscolo

Ora posi parole in senso contrario
accanto l'una
accanto l'altra
come se il treno fossi tu
e tu le scintille
la notte
il crepuscolo lesto
e tu il martedì.
m.p.

venerdì 21 giugno 2013

i miei pazzi


Come piccoli fiori sentimentali
portati da un vento avvizzito
a un' Alcatraz senza confini
i pazzi prendono a percorrere le vie euclidee
della città estiva

Non vogliate parlare con loro
i pazzi assetati ascoltano voci
che non risiedono nelle vostre gole
Me lo hanno detto -vorace cortesia-
quando i nostri sguardi si sono trafitti
quando hanno portato alle loro bocche mute
le mie mani 
come le loro vuote.
m.p.

venerdì 14 giugno 2013

forma vuota

Quando cammino in strada c'è sempre accanto a me uno spazio vuoto ma circoscritto, una forma vuota che mi cammina accanto. Un involucro d'aria e d'assenza. Io la sento accanto a me, e questa forma fatta di vuoto, di aria, io la vedo con la coda dell'occhio. Come quando qualcuno ci cammina a fianco e noi pur guardando davanti o voltandoci dall'altro lato a guardare una vetrina, una macchina, un passante, continuiamo a vederla, a sentirla presente accanto a noi, ne sentiamo il passo, ne percepiamo il respiro.
La persona che camminava al mio fianco non c'è più, ma la forma vuota continua a camminare accanto a me. Capita che mi sfiori una mano, che mi tocchi leggermente una spalla, che si accosti o discosti dal mio fianco, proprio come una volta colui che mi camminava accanto. Io non la percepisco come compagnia, conforto, sostegno, ma come assenza: è una forma fatta di assenza, di mancanza. E questa assenza mi cammina accanto e io vado, noi andiamo, la mancanza ed io, l'assenza ed io, nelle strade. Nessuno può vedere un'assenza e infatti nessuno la vede e quando mi salutano, salutano me, me sola e non sanno di salutare anche l'assenza.

mercoledì 12 giugno 2013

versetto

L'incanto della primavera
non m'incanta
Fiorisca l'oleandro,
io me ne infischio.
m.p.

martedì 11 giugno 2013

poesia dal web



Il regno, una poesia di Stefania Stravato

 viaggio luoghi dissepolti dalla pioggia
 risalenti le ossa fino a questo liquido di rossosangue
  lasciami andare
  lasciami morire di un'antica sete in bocca
  tutte le notti che posso ricordare come si stende
  un regno perduto tra le dita
  e prova a dirmelo anche adesso che potrebbe essere domani
  baciarsi a lungo gli occhi e farsi male
  solo un istante irrinunciabile
  di confine e fiume.


Come nuvola m'aggiro, una poesia di ventisquera

Battito d'ali candide nell'aria pura e levigata
s'aggira una nuvola nel vento
stupita

il suo destino lo conosco
mi assomiglia, presto nell'azzurro
si sarà sfaldata

nessuna orma resterà a ricordare
quel suo lieve, soffice passare.

lunedì 10 giugno 2013

sguardo

Nuvole scivolano sul fondale del cielo
resta un sorriso da gioconda
e un trapassato remoto.
m.p.

mercoledì 5 giugno 2013

Twitter e volgarità: censura, autocensura o ipocrisia?


Farò solo due esempi: cazzo e stronzo.
Su Twitter possiamo trovarli scritti proprio così, come lingua comanda, oppure così:
Cxxxo, stxxxxo.
(Incidentalmente la nostra grammatica (vedi Serianni) ci consentirebbe di scriverli anche così:  c.zo e st.zo Risparmieremmo 1 carattere nel primo caso e 2 nel secondo. E questo può fare comodo in un tweet). 
Perché dunque quelle x? Forse le regole dei gestori di Twitter vietano l'uso di queste parole? Da certi tweet di assoluta e fantasiosa volgarità si direbbe di no.
Dunque ci si autocensura...a metà.
La parola infatti resta perfettamente comprensibile. Chi usa quelle x sembra voler dire che  considera volgare quella parola, che urta la sua sensibilità, ma che la usa,camuffandola, perché proprio non se ne può fare a meno. 
Invece se ne può fare a meno. E camuffare così quelle parole si chiama ipocrisia.
Perciò, se vi fanno inorridire non usatele, se invece ne avete voglia usatele liberamente, cazzo!

domenica 2 giugno 2013

il sassodolore


Il dolore che porto in tasca
-sasso pesante-
non si sa dove posarlo
Non si può dire a nessuno
-tienilo per un po'
per un'ora di rifiato-

Il sasso che porto in tasca
non si sgretola al tempo
È inscalfibile

Più inscalfibile del sassodolore
c'è solo un reticolo di atomi di carbonio
-il diamante-
Ma il peso dei diamanti
si misura in carati
il peso del sassodolore
in chili
quintali
tonnellate.
m.p.

cena


Sul vassoio la mela
-rossa
il mezzo bicchiere di vino
-chiaro
il passato di verdure
-fresche di stagione.

La lampadina è incerta
trema
la luce viene e va
le foto scompaiono e appaiono
giocano a nascondersi
mostrano e celano i loro sorrisi
di un tempo
ormai alle spalle dei vivi

Ci sono sorrisi
cui è impossibile rispondere
e foto a colori
che allo sguardo sono antiche
come fossero in bianco e nero
-foto ormai bugiarde

Bisogna guardare il fondo
della scodella 
ostinatamente
perché le foto non irrompano
nella fragile realtá.
m.p.